Titus "Guforsone" da Prelz

by Blue

Titus "Guforsone" da Prelz è un chierico umano e uno stacanovista.

Titus "Guforsone" da Prelz

Carattere, aspetto, gusti e abitudini

Titus è ambizioso, instancabile lavoratore, testardo, un po’ burbero: è un uomo dal carattere scolpito a colpi di mazza, ma con un cuore grande come il suo stomaco. Un po’ coraggioso, un po’ folle, sempre pronto a dare il meglio di se per i suoi ideali. E’ un omone peloso e un po’ panciuto, dalla risata profonda e dall’imprecazione facile. Per questo ed altro la gente amata l’ha soprannominato “Guforsone”. Ama bere birra e distillato di castagne ed è un avido consumatore di torte di zucca. Gli piacciono tutte le cose belle e buona della vita, ma andrebbe incontro alla morte per il suo “Vero Salvatore”. In gioventù ambizioso e spegiudicato, ma ora il suo obbiettivo è essere una luce per il prossimo. Cammina tra la gente a testa alta e con un grosso sorriso, nonostante i suoi difetti e le sue debolezze. Ama la musica e ha spesso una canzone gioiosa per la testa, che sfugge a malapena dalle sue labbra. Il suo focus è un guforsacchiotto di pezza, che ha appeso al centro del suo scudo.

Storia personale

Titus nasce nel villaggio da una famiglia contadina: umili raccoglitori di castagne, che con fatica e sacrificio si sono sollevati dalla miseria, acquistando un piccolo bosco di castagni. Suo padre lo ha sempre educato con la pazienza e la fermezza di un lavoratore della terra, timoroso degli dei. L’infanzia nel piccolo paese prosegue spensierata, tra giochi e scherzi. In questi anni Titus conosce Kibou Wan, un ragazzo buono, semplice e tranquillo, che diviene un amico fedele. Giocano assieme, si divertono a fare scherzi agli ignari paesani, come tanti altri ragazzi, ma sono accomunati dall’ammirazione e dalla meraviglia che provano ogni settimana, quando quegli uomini giusti e coraggiosi dalle candide vesti scendono dai monti, per mostare la via e dare speranza alla povera gente.

Ma gli anni passano e i ragazzi crescono, servono nuove braccia che portino il pane a casa. Il lavoro nel bosco di famiglia è faticoso ed alienante e il giovane Titus ha grande ambizioni, che non prevedono stare chino nel sottobosco. Il momento migliore della giornata è la sera, quando con l’amico siede ai tavoli della Locanda di CM, il posto giusto per bere birra e far brillare gli occhi della luce di un immaginario, sfavillante avvenire. In questa sede nascono progetti, come la distilleria “Maroni e… non solo”, e -un po’ per l’alcool, un po’ per le gonne svolazzanti dei balli contadini- anche le passioni: Titus si invaghisce di Charlette, locandiera astuta e “con un suo perché”. La loro relazione è focosa e segreta, come si conviene a due giovani in un così piccolo villaggio, ma è destinata a durare poco. Dopo gli eventi delle Notte delle castagne Matte, di cui Kibou Wan vi saprà raccontare, Charlette tradita e adirata allontana Titus, il quale è costretto alla fuga, inseguito dalla folla inferocita. Il giovane trova asilo al Monastero dei Monti, guidato da una voce di bambino, che proviene dal suo cuore e ha radici nella sua infanzia. Allontanato dalla sua gente e da suoi affetti, lì inizia un cammino di rendezione che lo porterà a rivalutare le sue scelte e a dare un senso alla sua impiegabile ambizione. Una volta un possente martello al servizio di un egoistico miraggio, ora essa è brandita dalli mani della fede, come strumento del “Vero Salvatore”.

Oggi, finalmente, il diacono Titus “Guforsone” da Prelz è pronto a partire per la sua prima missione: salvare un confratello dalle terribili catacombe. Ma questa impresa lo riporterà sulle rive di un passato perduto, ma mai dimenticato, che potrebbe far vacillare dalle fondamenta le colonne del suo nuovo tempio dello spirito.