Prot (The Dragon Slayer)

by Blue
Prot all'inizio della sua avventura

Prot The Dragon Slayer (nato nel 4296 D.T.), conosciuto anche semplicemente come Prot , è un mezz'orco barbaro, membro della Compagnia della Sorte Avversa. È l'unico figlio dell'orco Grunt, capo tribù di Farterund, e dell'umana Viola dei Senzienti. Cresciuto in mezzo agli orchi, senza aver mai conosciuto il padre, Prot è stato abituato sin da piccolo a combattere fino allo sfinimento con avversari molto più forti di lui. Nonostante ciò è riuscito a sviluppare dei tratti umani, specialmente grazie alla sua devozione nei confronti della madre.

Inizia la sua avventura dopo aver sterminato gran parte del suo clan, tra cui suo zio nonché neo-capo tribù Oxar, il quale a sua volta aveva ucciso Viola e sterminato i Senzienti. Durante l'avventura a Rivachiara si conquista a furor di popolo l'epiteto The Dragon Slayer.

Allineamento e Ideali

Caotico per natura, Prot è abituato a non avere regole e comunque a non rispettare le poche che ci sono. Ama le mischie ed è sempre il primo a gettarsi nel pericolo, indipendentemente dall'entità del nemico. Una delle cose che odia di più è starsene con le mani in mano o guardare un combattimento senza intervenire.

Momenti di affetto tra Prot e un bambino

Dopo aver visto l'innocenza dei Senzienti e la brutalità con cui sono stati sterminati dal suo ex-clan, Prot ha imparato a disprezzare la violenza nei confronti dei deboli e degli indifesi, in particolare donne e bambini. Non avendo paura di niente e seguendo l'esempio della madre, Prot sogna di morire proprio come lei: salvando la vita di una persona che non può difendersi. Per queste ragioni Prot è Buono, motivo per cui molto spesso viene soprannominato femminuccia o Protty da altri orchi che lo conoscono.

Punti deboli

Non avendo avuto mai l'opportunità di istruirsi, sia per genetica che per scarsa applicazione, Prot è analfabeta e tendenzialmente stupido. Il suo atteggiamento impulsivo lo porta spesso a gettarsi in situazioni pericolose, che una persona dotata di un minimo di buonsenso potrebbe evitare. Epico è stato il momento in cui, durante l'avventura di Rivachiara, Prot ha perso circa metà della sua vita lanciandosi contro un muro con una catapulta. Inoltre, il suo allineamento buono gli impedisce di attaccare donne o bambini di qualsiasi razza, senza che questi abbiano attaccato lui per primo. Infine, se Prot perde il controllo non capisce più niente, il che comporta un grave rischio per i nemici ma anche per gli amici. Se sufficientemente arrabbiato, Prot potrebbe inavvertitamente colpire uno dei suoi compagni.

Equipaggiamento

Le uniche cose che sono rimaste a Prot dopo la devastazione del suo clan sono la sua ascia bipenne, ereditata dal padre come da tradizione, e l'amuleto dei Senzienti, che gli consente di sparare palle di fuoco, donatogli dalla madre prima di morire. Non possiede né scudo né armatura, ritenendo che la sua pelle dura basti e avanzi per proteggersi in battaglia. Durante l'avventura a Rivachiara acquisisce la pelle dei draghi che ha ucciso, con cui crea una sorta di vestito, e l'armatura che era stata di suo padre.

La storia di Prot il Guerriero

Durante l'avventura a Rivachiara, in una casetta abbandonata Prot rinviene delle pergamene, che si fa tradurre da Salazar . Si tratta della sua stessa biografia, scritta in linguaggio umano in parte da sua madre e in parte da un narratore anonimo. Il titolo è La storia di Prot il Guerriero. Il testo è giunto a noi in forma quasi del tutto integrale ed è qui sotto riportato.

Nascita

“Prot? Scordatelo! Non chiamerei mio figlio Prot neanche sotto tortura. È un nome così barbaro, così gutturale, così…”
“Orchesco? Sai com’è, Viola, si sta parlando di mio figlio, il figlio di un orco. E non un orco qualsiasi: il grande Grunt, capo della tribù di Farterund, il cui fratello maggiore (pace all’anima sua) si chiamava Prot, il cui padre si chiamava Prot, il cui padre del padre si chiamava Prot, e così via da generazioni. E poi avevamo deciso così: se è maschio lo scelgo io se è femmina lo scegli tu. Non vorrai metterti a discutere con un orco.”
“Ma smettila Grunt, come se mi facessi paura. Sai benissimo che potrei stenderti da un momento all’altro…” risponde Viola, accennando ad un leggero ma percettibile movimento verso la tasca. Grunt sussulta, come ormai è abituato a fare ogni volta che sua moglie minaccia di usare il suo libro di incantesimi, ma si tratta solo di un riflesso. Grunt sa benissimo che sua moglie non userebbe mai la magia contro di lui, almeno non per un motivo così banale.
“Piuttosto” riprende Viola sorridendo e accarezzandosi il pancione, "speriamo tanto che sia una bambina, così può avere un nome umano. Azalea, come la nonna…”. “Per quanto non capirò mai cosa ci trovi di così bello negli stupidi nomi umani, ti dirò che Azalea non mi dispiace. Ma tanto è un maschietto, me lo sento.” risponde Grunt, accennando ad una carezza, un gesto di una tenerezza che rappresenta quanto di più lontano possa esistere dalla natura degli orchi.

Proprio in quel momento, mentre Grunt e Viola si stanno godendo la pace e la tranquillità di una notte nel loro luogo di ritrovo segreto, si sentono dei passi. Qualcuno sta correndo verso la casa abbandonata sul confine, e a giudicare dal rumore non si tratta di un umano. “Grunt, apri!” grugnisce una voce al di là della porta.
“Snarl? Cos’è successo?” Grunt apre la porta. Un orco enorme deve chinarsi per entrare, poi si chiude la porta alle spalle controllando di non essere inseguito.
“Oxar. Ha deciso di attaccare il villaggio degli umani” risponde Snarl.
“Quando?” chiede Grunt, un’espressione vuota in volto. Ma Snarl non fa nemmeno in tempo a replicare che un urlo riecheggia da lontano, seguito da un altro e un altro ancora. Questa volta non ci sono dubbi, si tratta di urla umane. Donne umane.
“Snarl, corri a chiamare Faxe e gli altri. Io vado a cercare di far ragionare Oxar”. Snarl annuisce e riparte con la stessa velocità con cui era arrivato. Viola guarda Grunt con un’espressione di terrore dipinta in volto “Grunt. Il villaggio, i bambini. Mia madre…”.
“Viola, guardami!” ordina Grunt, questa volta con l’autorità che può solo appartenere ad un orco che ha governato la sua tribù per anni. “Non succederà niente. Oxar si sarà montato la testa come al solito. Scappa nel prossimo villaggio a sud, so che puoi usare la magia per arrivarci”. “Ma..” risponde Viola.
“Niente ma! Non provare a fare l’eroina anche questa volta. Ricordati che non sei più da sola ma hai la responsabilità del bambino. Ci vediamo tra una settimana, solita ora solito posto.”. Viola annuisce e si dissolve nell'aria, ma un brutto presentimento la assale. E l’istinto di Viola non ha mai fallito finora.

14 anni dopo

“Hey Prot! Come si sta con la faccia in mezzo alle chiappe? Dovresti saperlo visto che ti chiami come un peto.” Prot è con la faccia a terra. Zort, un suo compagno, siede sopra la sua testa. Ma Prot non può liberarsi, non ha mai potuto. Sin da quando era piccolo è sempre stato più basso e più debole degli altri.
“Protty, vai a lamentarti dal papà! Ah no, scusa. Non ce ne hai uno”.
Uno, due, tre… Prot ha imparato a contare e stare zitto in queste situazioni. “Se non reagisci, prima o poi si stuferanno”. Questo è quello che ha sempre detto Snarl. Facile a dirsi quando sei alto tre metri e mezzo e guardi tutti dall’alto. E non hai bisogno di cercare disperatamente di sopravvivere giorno dopo giorno.

Le cose sono cambiate nella tribù di Farterund, o almeno così dicono alcuni anziani. Pare che una volta la tribù vivesse accanto ad un villaggio di umani, di cui la maggior parte maghi. Il capo tribù di prima, Grunt, era stato il primo orco a cercare di creare un rapporto di cooperazione tra orchi e esseri umani: gli orchi proteggevano gli umani, gli umani istruivano gli orchi. Semplice. Per un po’ aveva funzionato, ma gli orchi sono e rimarranno sempre orchi. Se possono scegliere tra mangiare qualche testa o imparare a leggere e scrivere è difficile che scelgano la seconda. Tutti tranne Grunt almeno. E Snarl.

“Scommettiamo che si fa mettere a terra anche da una ragazza? Eh, che ne dici Zarda? Gliela vuoi dare una lezione a Protty?”
Quattro, cinque, sei…
“Non saprei Zort… Non si picchiano le femminucce"
Sette, otto… La faccia di Prot inizia a diventare sempre più rossa, degli sbuffi lenti e costanti iniziano ad uscire dalle sue narici senza che lui se ne accorga.
“Protty? Ti stai arrabbiando? O forse te ne scappa una e non riesci a farla?"
Nove… Il corpo di Prot inizia a sussultare incontrollatamente, Zort si alza con un’espressione a metà tra il divertito e lo spaventato.
“Basta così. Zort, Zarda, levatevi dalle scatole!” Con una manata Snarl scaraventa a terra i due ragazzini, gesto che potrebbe sembrare di una violenza esagerata, ma non per gli orchi. Non con le nuove regole di Oxar.
Mentre Prot è ancora in preda alle convulsioni, Snarl inizia a prenderlo a pugni fino a renderlo privo di coscienza.

“Cosa è successo?” Prot si è appena svegliato con un dolore lancinante alla testa e tutta la faccia gonfia.
“È successo che se non ti controlli sarò costretto a mandarti dagli umani” risponde Snarl secco, lanciando un pezzo di carne cruda in faccia a Prot.
“Piuttosto mi stacco la testa da solo” Prot prende il pezzo di carne e si massaggia il volto. “Non so se ti ricordi, ma l’ultima volta che hai perso il controllo il caro fratellone di Zort ci ha lasciato le penne”.
È vero. Prot non ama ricordarlo, e in realtà non se lo ricorda per niente, ma l’unica volta che aveva reagito agli insulti di un suo compagno gli aveva mozzato la testa a mani nude. Non che la cosa sia straordinaria nella tribù: più o meno una volta al giorno c'è chi prende a colpi di ascia il suo vicino, chi gli stacca degli arti a morsi. Non esistono regole e la giustizia ce la si fa da soli. Prot deve ringraziare Snarl se è ancora vivo. Snarl e il fatto che dopo quel famoso episodio tutti nella tribù hanno un po’ più paura di lui.
“Comunque stanotte è la notte. Vedi di stare attento” Snarl fissa con aria seria Prot, poi gli tira uno schiaffo amichevole. "Ah! E tanti auguri, piccolo inutile sacco di patate." l'enorme orco se ne va sogghignando.

Uno dei vantaggi di essere orchi (o meglio mezz’orchi) è la visione notturna. Certo, i colori non si vedono, ma di notte tutto ha un’aria più tranquilla. A Prot non dispiacciono la confusione, le risse, la continua ed estenuante lotta per la sopravvivenza. È l’ambiente in cui è nato e cresciuto: è casa sua. Ma di notte non deve guardarsi continuamente le spalle, non deve subire gli insulti dei bulli alti mezzo metro più di lui. E poi una notte al mese c’è lei...
Prot non ha mai conosciuto suo padre. In tribù tutti definiscono Grunt come un mollaccione che ha perso la testa per un’umana rinnegando la sua tribù. Ma Prot ha un’altra versione dei fatti, di sicuro più attendibile: quella di sua madre Viola.
Da quando ha quattro anni, Prot una notte al mese sgattaiola verso una casa abbandonata per incontrarla…

L'amuleto dei Senzienti

L'amuleto dei Senzienti

“Cammina dritto con la schiena, Prot! Sei proprio uguale a tuo padre. E poi, cos’hai fatto in faccia?” l’inconfondibile voce esordisce.
“Buonasera anche a te, madre” Prot saluta, in linguaggio umano. Di tutti gli sforzi che Viola aveva fatto per cercare di educare suo figlio, l’unico andato a buon fine era stato quello di insegnargli la sua lingua madre. Chiedere ad un mezz’orco di imparare a leggere, scrivere e far di conto con solo una lezione al mese a disposizione è veramente pretendere troppo, almeno agli occhi di Prot.
“Dai entra, ho una sorpresa per te…” dice Viola indicando l’interno della casetta. Sul tavolo, unico pezzo di arredamento dell’altrimenti spoglia abitazione, c’è una collana di ferro con un ciondolo a forma di fiamma. Prot ha subito l’impressione che la fiamma stia pulsando, ma non può che essere frutto della sua immaginazione.
“Tanti auguri figliolo! So che per gli orchi il quattordicesimo compleanno rappresenta il passaggio all’età adulta, quindi ho pensato di regalarti ciò che di più prezioso mi era rimasto. Ormai io sto diventando vecchia e tu sei un uomo forte e coraggioso…” Viola sospira. Prot prende in mano la collana guardandola con aria scettica.
“Grazie mille per il pensiero, madre, ma non pensi che una collana sia un po’ fuori luogo per un orco? Già mi danno tutti della femminuccia…"
“Primo, tu non sei un orco ma un mezz’orco. Non te lo dimenticare. Secondo, questa non è una semplice collana. È un amuleto che appartiene al mio villaggio da generazioni. Il che mi porta al secondo regalo che ho pensato per te”
“Una gonna?” sussurra tra sé e sé Prot.
“Guarda che ti ho sentito!” riprende Viola risentita, ma sorridendo leggermente. “Sto parlando di un dono forse ancora più importante: la verità.” E mentre entrambi si mettono a sedere, Viola inizia a raccontare la sua storia.

“Devi sapere che molto tempo fa un gruppo di umani saggi, la maggior parte dei quali maghi, si staccò dalla grande città per stabilire un piccolo villaggio proprio al di là di questo confine. I Senzienti, così decisero di chiamarsi, si erano stufati delle continue guerre e della violenza, e volevano creare un luogo ameno in cui perseguire la ricerca di nuove scoperte scientifiche e magiche, senza il continuo disturbo causato dalla guerra.
Ben presto si accorsero che il loro sogno così com’era era irrealizzabile. Popolazioni di qualsiasi razza, specialmente non umane, vedendo un villaggio cercavano di saccheggiarlo. Fortunatamente uno degli orchi che cercò di saccheggiare il villaggio dei Senzienti fu proprio tuo zio Prot, il fratello di tuo padre. All’epoca la tribù nomade di Farterund si era spostata da queste parti per evitare il contatto con altre tribù orchesche ancora più spietate.
Fu tua nonna Azalea a fermare lo zio Prot. Ebbe la seguente idea: di solito gli orchi attaccano, gli umani fuggono urlando e alcuni di essi riescono a scappare, la maggior parte viene uccisa. Cosa succede se durante un attacco tutti fingono che non sia successo niente e continuano a lavorare? Probabilmente la stessa cosa, diresti tu. Eppure, per qualche motivo, tuo zio Prot si rese conto che non aveva senso attaccare una civiltà così indifesa. Inoltre Prot rimase affascinato non solo dal coraggio che Azalea aveva dimostrato, ma dalla pace e dalla prosperità con cui i Senzienti conducevano le loro vite nel villaggio.
Fu così che iniziò il rapporto di amicizia tra la tribù di Farterund ed il villaggio dei Senzienti, una collaborazione così particolare da non avere precedenti nella storia dell’umanità. Le cose non vanno sempre bene però. È difficile snaturare l’ordine delle cose. Un giorno uno degli orchi della tribù scappò verso il villaggio senza un apparente motivo ed iniziò ad attaccare il villaggio. Non si sa come né perché, ma l’obiettivo di quell’orco sembrava proprio essere la collana che tu porti al collo. Nessuno degli orchi sapeva della sua esistenza, neppure tuo zio, eppure l’orco andò dritto al luogo in cui era nascosta. C’è chi dice che era come ipnotizzato, come se fosse il burattino nelle mani di un burattinaio che lo guidava a distanza. Fatto sta che tuo zio, venuto a conoscenza dell’attacco, corse subito a fermarlo e nella lotta lo uccise. Iniziò una guerra civile tra gli orchi, durante la quale gli orchi che volevano continuare l’alleanza si scontrarono con gli orchi che volevano semplicemente far fuori i Senzienti e trasferirsi da un’altra parte. Vinsero i primi, ma tuo zio perse sfortunatamente la vita.”

“Ma perché proprio questa collana?” chiede Prot incuriosito.
“Adesso ci arriviamo. Quando tuo zio morì suo fratello, tuo padre Grunt, prese il suo posto. Grunt sapeva essere molto più autoritario di Prot. Non era particolarmente violento, ma aveva connaturati dentro di sé l’indole e il portamento del comandante. Con Grunt ripresero gli anni della collaborazione, finché una notte, mentre tu eri nel mio pancione, successe di nuovo. Questa volta si trattava di tuo zio Oxar, fratellastro di tuo padre, che con un gruppo di orchi attaccò il villaggio, ancora una volta diretto verso il nascondiglio della collana, che nel frattempo era cambiato. Quello che Oxar (o chi per lui) non sapeva, era che la collana riposta nel nascondiglio era un falso, quella vera l’ho sempre tenuta io da che mi ricordo. Ancora una volta iniziò una guerra, ma questa volta Oxar e gli altri ebbero la meglio, uccisero tuo padre e sterminarono il villaggio.” Viola fa una pausa, le mani tremanti e gli occhi lucidi dalla tristezza. O forse dalla rabbia.

“A questo punto” continua dopo essersi schiarita la gola “ti chiederai cos’ha di tanto importante la collana che porti al collo. La risposta è tanto semplice quanto è stato complicato creare un oggetto del genere: il fuoco. La collana contiene la magia di creare fuoco. Come ben sai, noi maghi sappiamo generare senza problemi palle di fuoco dal nulla, ma i non maghi? Uno degli obiettivi dei Senzienti era quello di creare degli amuleti che contenessero la magia degli elementi naturali, così che maghi e non maghi potessero essere sullo stesso livello. Se non nasci mago puoi usare comunque dei poteri. Un’idea tanto nobile quanto pericolosa. Agli umani della città, e anche a qualcuno dei Senzienti, questa cosa faceva molta gola. Alcuni maghi volevano distruggerla, alcuni non maghi volevano possederla. Per quanto riguarda gli orchi, non ho mai capito se un orco può essere in grado di comprenderne la vera potenza.” Viola si ferma, fissando il vuoto per qualche istante. Prot guarda sua madre come se fosse la prima volta che la guardasse. Sua madre, la donna che giocava con lui facendo comparire oggetti e piccoli animaletti, che lo rimproverava per come camminava e per la sua lentezza nell’apprendere. Sua madre è la custode di una verità così pericolosa. “Mamma io… non so che…"

Ma proprio in quell’istante si sentono dei passi. Viola ha immediatamente un dejà vu. Come dimenticare il rumore di quei passi, per quanto questa volta sia un po’ più sordo e irregolare. Snarl. Non serve aspettare che bussi, Viola corre alla porta e Snarl sta già entrando, poi cade in ginocchio. “Stanno arrivando”
“Chi sta arrivando Snarl? Cosa stai dicendo?” domanda Prot, ma Snarl non risponde. La bocca si apre, ma un grugnito esce al posto delle parole, e Snarl cade in ginocchio, un’ascia conficcata nella schiena.
“Qualsiasi cosa succeda non ti muovere da qui Prot, me ne occupo io”. Sembra un consiglio, ma in realtà è un ordine. Viola esce dalla porta, questa volta pronta per combattere.

Non avevo idea che in tutti quegli anni Viola si fosse allenata per sviluppare l'arte magica della guerra. Non potevo immaginare che sarebbe diventata così forte da sterminare gran parte della tribù di Farterund da sola.
Ma Viola non c'è più.
Non appena Prot sentì le urla, si gettò nel combattimento per salvare la madre. In quel momento l'amuleto attirò subito i pochi orchi sopravvissuti, tra cui Oxar. Il capo tribù si scagliò con forza inaudita verso il povero Prot, che colto di sorpresa rischiava di essere tagliato in due in un colpo solo.

Ma Viola non poteva permetterlo. Non dopo aver vegliato su di lui per tutti questi anni. Non proprio ora che la profezia si stava per compiere. Viola diede la sua vita per salvare il suo unico figlio.

In quell'esatto istante, successe qualcosa che mai avevo visto in tutta la mia vita. Gli occhi di Prot si tinsero di rosso, l'amuleto iniziò a fumare e Prot sparò una palla di fuoco gigante dalla gola. Dopo quella ne seguirono altre e altre ancora. Il piccolo mezz'orco Prot, ormai fuori controllo, stava sterminando ciò che restava del suo clan.
Rimase per ultimo solo Oxar, con l'ascia ancora in mano e il sorriso stampato in volto. Il sorriso di un orco che ha appena ucciso un essere umano. O forse il sorriso di un orco che vede la devastazione e se ne compiace.
Ma Prot non si preoccupò di capire il motivo di quel sorriso. Non poteva uccidere suo zio grazie all'amuleto appena regalatogli dalla madre. Doveva farlo con la sua ascia, l'ascia che era di suo padre e del padre di suo padre. L'ascia così grossa per lui che gli erano serviti anni e anni di pratica per poterla maneggiare.

In quel momento Prot e Grunt usarono tutta la forza del vecchio clan per mozzare la testa di Oxar.

Un nuovo inizio

Prot è rimasto solo.
Non un amico, non un parente, non una casa.
L'ascia di suo padre, l'amuleto di sua madre.
Non è un uomo, non è un orco.
È Prot, il Guerriero.